sabato 21 febbraio 2015

Orcadi - Primo Giorno

Sul mare agitato che si infrange sulla prua della MV Hamnavoe comincia ufficialmente il nostro primo giorno sulle Orcadi.


Dico nostro perché con me c'è un compagno di viaggio a me caro con cui ho deciso di condividere la scoperta delle Orcadi.

La nostra destinazione è il paese di Stromness dove attraccheremo in poco più di un ora.
La priorità adesso è il sacro rito del cappuccino mattutino del quale ho terribilmente bisogno vista la nottata appena passata in quasi totale dormiveglia.
Il mio compagno di viaggio accusa anche lui il colpo ma quando giungiamo al ponte dove si trova il ristorante, guardiamo compiaciuti il tabellone con il menu e, inevitabilmente, la scelta ricade sulla Colazione Scozzese!
Detto fatto.
Con occhio spento ordiniamo due colazioni, due cappuccini e due succhi di frutta.
Ci sediamo al primo tavolino libero e noto che sia il tavolo che le sedie sono fissate al pavimento.
Per i tavoli ci sta ma non avevo mai visto dei cavi d'acciaio ancorare le sedie al pavimento.


La risposta all'enigma è semplice: le acque che si trovano qui a nord sono spesso mosse e oggi, infatti, si balla abbastanza.
Non eccessivamente ma quanto basta per far sbiancare alcuni dei passeggeri.
Il ristorante inoltre è posto a prua della nave e quindi si avverte molto il moto delle onde e l'oscillazione.

Tuttavia è davvero difficile far passare il mio leggendario appetito e sia io che il mio compare ben presto facciamo piazza pulita della colazione.
Sarebbe il momento giusto per fare 4 passi sui ponti ma ben presto lui cede al sonno e si va a rilassare su una supercomoda poltroncina.


Io che ormai ho la caffeina in corpo e mi rifiuto di dormire esploro i ponti e faccio una passeggiata anche su quello esterno proprio mentre passiamo vicino al Old Man of Hoy.
Il faraglione simbolo dell'arcipelago si staglia distaccato dalla costa sospeso come un braccio alzato per dare il benvenuto ai visitatori.



Sicuramente è uno degli spettacoli naturali più suggestivi in questa parte di Scozia.

Da qui all'attracco non manca molto perciò recupero il mio compare e dopo una passeggiata, scendiamo al ponte auto.
Pazientemente attendiamo l'apertura del portellone della nave e, una volta a terra, prendiamo la A965 che porta a Kirkwall, il capoluogo delle Orcadi.
Non vedo l'ora di arrivare al nostro Ostello: il Kirkwall Peedie Hostel.
Il posto che ci ospiterà è una piacevole scoperta.
Super economico, pulito e comodissimo per chi ha intenzione di muoversi in macchina poiché situato ai margini del paese.
Detto ciò Kirkwall è molto piccola perciò non si è mai lontani dal centro nemmeno volendo.
Qui facciamo una sosta per riprenderci dalla notte in bianco.
Quando riprendiamo le forze facciamo quattro passi in centro per vedere da fuori la Cattedrale di St Magnus.

Poi, approfittando di una schiarita, prendiamo la macchina e decidiamo di andare ad esplorare un po' i posti della parte sud-est dell'arcipelago

Lasciamo Kirkwall sulla A961, questa strada peculiare collega diverse isolette ed è costellata di relitti risalenti alla Seconda Guerra mondiale che affiorano con la bassa marea.
C'è un motivo per la presenza di tutte queste navi affondate.


Durante la Seconda Guerra Mondiale, Scapa Flow, la baia al centro dell'arcipelago delle Orcadi, era una delle basi più importanti della Royal Navy.
Il suo ruolo qui era strategico: impedire alla marina tedesca l'accesso all'oceano Atlantico.
Tuttavia con l'alta marea erano frequenti le incursioni degli U-boot tedeschi che cercavano di affondare le navi della marina britannica ormeggiate nella baia.
Pertanto si decise di ridurre gli accessi alla baia rendendone più facile in controllo.
Per fare ciò, nei punti chiave che si intendeva bloccare, vennero affondate alcune vecchie navi ormai in disuso.
Il risultato è quello che vediamo oggi lungo la A961 quando le acque si ritirano.


Il giorno sta cambiando, sta di nuovo diventando grigio e non c'è nessuno un giro visto il periodo.
Decidiamo di visitare una delle principali attrazioni dell'isola tassativamente da vedere per ogni italiano in visita alle Orcadi : la Italian Chapel


Quando arriviamo a destinazione sembra un posto abbandonato più che un'attrazione delle Orcadi.
Questa chiesetta dalla forma strana in realtà ha un passato più cupo di quello attuale.
Era infatti una struttura adibita ad ospitare i prigionieri di guerra italiani catturati dall'esercito britannico durante la campagna d'Africa della Seconda Guerra Mondiale.
La storia vuole che nostri connazionali internati qui durante la guerra decisero di convertire uno dei loro alloggiamenti un una cappelletta e decisero di arredarla e decorarla con mezzi di fortuna disponibili nel campo di prigionia.















Addirittura uno dei principali decoratori della chiesa, Domenico Chiocchetti, rimase fino al completamento dell'opera prima di fare ritorno in patria anche se gli era già stato concesso di rientrare.
Stando a Wiki la cancellata in ferro battuto è di Giuseppe Palumbi che costruì anche le lampade del soffitto.
Tuttavia essendo spesso stato a Moena da bambino, il nome Chiocchetti non mi era nuovo e questa connessione un po mi stupisce e mi riporta indietro nel tempo.


Lasciata la chiesetta continuiamo a sud e ci imbattiamo in una colonna che si erge solitaria sul mare.
Non sapendo che cosa sia decidiamo di lasciare la macchina e proseguire a piedi lungo il sentiero che porta al monumento.







Quando arriviamo vediamo che c'è una inscrizione sul lato della colonna che ricorda la morte di 200 Covenanti.


I Covenanti erano dei Presbiteriani Scozzesi che nel 1693 firmarono un accordo col governo inglese per fornire aiuto militare nella Guerra di Civile Inglese.
Sconfitti in una battaglia dall'esercito realista fedele al re Carlo II vennero catturati e deportati in America.
Tuttavia il loro viaggio durò molto poco a causa del naufragio della nave dovuto alle condizioni atmosferiche avverse.
Nella foto in cui un pannello racconta la storia della tragedia si legge che il capitano dapprima ignorò i suggerimenti fornitigli dagli abitanti locali in merito alla rotta da seguire.


Successivamente, quando il destino della nave era ormai segnato, vietò la liberazione degli ostaggi dalla stiva nella quale erano rinchiusi.
Quando la nave si spezzo e molti dei Covenanti riuscirono a scappare dal relitto, credettero di essersi salvi ma, giunti a terra, vennero respinti in mare dall'equipaggio che nel frattempo era arrivato a riva.
Da questa scogliera si può vedere il mare mosso sotto di noi e non è difficile immaginare la tristezza che poteva incutere della scena del naufragio.

Tornati alla macchina continuano a sud verso la punta meridionale dell'isola.
Scopriamo un museo a cielo aperto che si chiama la Tomba delle Aquile, una tomba a stanze risalente al periodo neolitico.
Vicino ad essa ci sono tracce pure di un vecchio insediamento della stessa epoca.




Il nome della tomba è dovuto al fatto che durante gli scavi archeologici sono state rinvenute diverse ossa appartenenti all'Aquila di Mare.
Posizionata su una scogliera a strapiombo sul mare è sicuramente una delle visite più suggestive visto che bisogna passeggiare lungo la scogliera stessa per arrivare a destinazione.





Una volti giunti all'ingresso della tomba scopriamo una sorta di piccolo altare di rimpetto all'ingresso.
Se non ricordo male serve a depositare i corpi lasciando che gli animali ripuliscano le ossa che in seguito verranno seppellite nella tomba stessa.


Guardando l'ingresso non si può davvero definirlo cosi.
Una piccola apertura permette l'accesso solo da sdraiati.
Per facilitare questa operazione c'è un carrello molto grezzo, una tavola con 4 ruote, che permette di appoggiarsi e spingersi dentro la tomba con le proprie forze.



Una volta dentro non ci si trova nel buio più completo grazie a due piccole cupole di plexiglas installate sul tetto da cui filtra un po di luce.
Le stanze sono tutte vuote tranne una con delle ossa finte allo scopo di ricostruire la posizione in cui venivano sepolti i resti dei defunti.
È davvero suggestiva come visita e, anche se davvero poco organizzata e con pochissimi spiegazioni (forse anche per la stagione in cui siamo andati), vale la pena.
Inoltre lo spettacolo della scogliera a strapiombo fa davvero pensare a cosa possa aver portato gli uomini a costruire proprio qui una tomba, ma forse è proprio perché i morti non sono mai troppo lontani dai vivi che anche loro meritano di godere di qualcosa di più che una semplice fossa nel terreno.
Comunque sia il giorno lascia presto spazio alla sera che sta sopraggiungendo e ,volenti o nolenti, bisogna tornare verso Kirkwall.
Un salto in ostello per recuperare le forze e poi cena al Kirkwall Hotel.
Tuttavia la vera sorpresa della sera è il pub The Reel detto anche The Wrigley Sisters.
Il posto è per l'appunto il pub delle Wrigley Sisters, un coppia di sorelle musiciste scozzesi che suonano musica Folk.
Il pub dal punto di vista dell'estetica non è il classico pub in stile irlandese a cui siamo abituati, è un po' più formale.
Spesso (come questa sera) ci sono delle sessioni di musica che superano di gran lunga ogni sottofondo musicale di qualunque altro locale.
Ho l'occasione di conoscere il duo e di farmi anche autografare un loro CD.
Tuttavia la musica ben presto le porta ai loro strumenti e non ho nemmeno tempo di fare 4 chiacchiere ne una foto.
Anzi alla mia richiesta di farne una alla fine di una delle sessioni vengo accolto da uno sguardo allibito di una delle sorelle che mi risponde “Dobbiamo suonare”.


Cosi mi faccio fare una foto mentre suonano e pace.
Il mio unico suggerimento per questo posto è di non bere troppo.
Il bagno si trova in cima a 2 piani si scale.
La tromba delle scale è suggestiva da un punto di vista poiché adornata con le foto delle sorelle in concerto e dei ritagli di giornali provenienti da tutto il mondo con le loro esibizioni.



Tuttavia questa disposizione non è per niente pratica visto che le foto sono lungo le scale stesse.
Inoltre mi chiedo quanta gente muore ogni anno cadendo ubriaca dalle scale di ristorno dai servizi

L'orologio ci ricorda che sono ormai quasi 48 ore che siamo svegli (non considerando la pennichella mattutina in ostello) e ben presto le due pinte e le passeggiate di oggi chiedono il tributo finale facendoci prender la strada per casa.
Giunti nella stanza mi cambio in fretta e vado a letto contento ma distrutto.
Sono davvero troppo stanco per apprezzare tutto quello che ho visto oggi e solo l'indomani mattina,rivedendo le foto fatte il giorno prima, capirò finalmente che questa è un altra Scozia; quella remota che non tutti conoscono ne che non tutti comprendono ma non per questo meno bella.

Io la voglio capire fino in fondo ce l'ho ma per ora devo solo riscoprire cosa vuol dire dormire in un letto.

lunedì 16 febbraio 2015

Le pietre di Callanish

Da quando ho imparato ad usare meglio la macchina fotografica e qualcuno mi ha insegnato a fare le correzioni su Photoshop per adattare la luminosità o dare prevalenza ad un colore piuttosto che ad un altro ho fatto qualche piccolo esperimento e il risultato è il seguente.
Ecco la mia interpretazione delle pietre di Callanish.