Sul mare agitato che
si infrange sulla prua della MV
Hamnavoe comincia ufficialmente il nostro primo giorno sulle
Orcadi.
Dico nostro perché
con me c'è un compagno di viaggio a me caro con cui ho deciso di
condividere la scoperta delle Orcadi.
La nostra destinazione è
il paese di Stromness dove attraccheremo in poco più di un ora.
La priorità adesso è il
sacro rito del cappuccino mattutino del quale ho terribilmente
bisogno vista la nottata appena passata in quasi totale dormiveglia.
Il mio compagno di viaggio
accusa anche lui il colpo ma quando giungiamo al ponte dove si trova
il ristorante, guardiamo compiaciuti il tabellone con il menu e,
inevitabilmente, la scelta ricade sulla Colazione Scozzese!
Detto fatto.
Con occhio spento
ordiniamo due colazioni, due cappuccini e due succhi di frutta.
Ci sediamo al primo
tavolino libero e noto che sia il tavolo che le sedie sono fissate al
pavimento.
Per i tavoli ci sta ma non
avevo mai visto dei cavi d'acciaio ancorare le sedie al pavimento.
La risposta all'enigma è
semplice: le acque che si trovano qui a nord sono spesso mosse e
oggi, infatti, si balla abbastanza.
Non eccessivamente ma
quanto basta per far sbiancare alcuni dei passeggeri.
Il ristorante inoltre è
posto a prua della nave e quindi si avverte molto il moto delle onde
e l'oscillazione.
Tuttavia è davvero
difficile far passare il mio leggendario appetito e sia io che il mio
compare ben presto facciamo piazza pulita della colazione.
Sarebbe il momento giusto
per fare 4 passi sui ponti ma ben presto lui cede al sonno e si va a
rilassare su una supercomoda poltroncina.
Io che ormai ho la
caffeina in corpo e mi rifiuto di dormire esploro i ponti e faccio
una passeggiata anche su quello esterno proprio mentre passiamo
vicino al Old
Man of Hoy.
Il faraglione simbolo
dell'arcipelago si staglia distaccato dalla costa sospeso come un
braccio alzato per dare il benvenuto ai visitatori.
Sicuramente è uno degli
spettacoli naturali più suggestivi in questa parte di Scozia.
Da qui all'attracco non
manca molto perciò recupero il mio compare e dopo una passeggiata,
scendiamo al ponte auto.
Pazientemente attendiamo
l'apertura del portellone della nave e, una volta a terra, prendiamo
la A965 che porta a Kirkwall, il capoluogo delle Orcadi.
Non vedo l'ora di
arrivare al nostro Ostello: il Kirkwall
Peedie Hostel.
Il posto che ci ospiterà
è una piacevole scoperta.
Super economico, pulito e
comodissimo per chi ha intenzione di muoversi in macchina poiché
situato ai margini del paese.
Detto ciò Kirkwall è
molto piccola perciò non si è mai lontani dal centro nemmeno
volendo.
Qui facciamo una sosta per
riprenderci dalla notte in bianco.
Quando riprendiamo le
forze facciamo quattro passi in centro per vedere da fuori la
Cattedrale di St Magnus.
Poi, approfittando di una schiarita,
prendiamo la macchina e decidiamo di andare ad esplorare un po' i
posti della parte sud-est dell'arcipelago
Lasciamo Kirkwall sulla
A961, questa strada peculiare collega diverse isolette ed è
costellata di relitti risalenti alla Seconda Guerra mondiale che
affiorano con la bassa marea.
C'è un motivo per la
presenza di tutte queste navi affondate.
Durante la Seconda Guerra
Mondiale, Scapa Flow, la baia al centro dell'arcipelago delle Orcadi,
era una delle basi più importanti della Royal Navy.
Il suo ruolo qui era
strategico: impedire alla marina tedesca l'accesso all'oceano
Atlantico.
Tuttavia con l'alta marea
erano frequenti le incursioni degli U-boot tedeschi che cercavano di
affondare le navi della marina britannica ormeggiate nella baia.
Pertanto si decise di
ridurre gli accessi alla baia rendendone più facile in controllo.
Per fare ciò, nei punti
chiave che si intendeva bloccare, vennero affondate alcune vecchie
navi ormai in disuso.
Il risultato è quello che
vediamo oggi lungo la A961 quando le acque si ritirano.
Il giorno sta cambiando,
sta di nuovo diventando grigio e non c'è nessuno un giro visto il
periodo.
Decidiamo di
visitare una delle principali attrazioni dell'isola tassativamente da
vedere per ogni italiano in visita alle Orcadi : la Italian
Chapel.
Quando arriviamo a
destinazione sembra un posto abbandonato più che un'attrazione delle
Orcadi.
Questa chiesetta dalla
forma strana in realtà ha un passato più cupo di quello attuale.
Era infatti una struttura
adibita ad ospitare i prigionieri di guerra italiani catturati
dall'esercito britannico durante la campagna d'Africa della Seconda
Guerra Mondiale.
La storia vuole che nostri
connazionali internati qui durante la guerra decisero di convertire
uno dei loro alloggiamenti un una cappelletta e decisero di arredarla
e decorarla con mezzi di fortuna disponibili nel campo di prigionia.
Addirittura uno dei
principali decoratori della chiesa, Domenico Chiocchetti, rimase fino
al completamento dell'opera prima di fare ritorno in patria anche se
gli era già stato concesso di rientrare.
Stando a Wiki la
cancellata in ferro battuto è di Giuseppe Palumbi che costruì anche
le lampade del soffitto.
Tuttavia essendo spesso
stato a Moena da bambino, il nome Chiocchetti non mi era nuovo e
questa connessione un po mi stupisce e mi riporta indietro nel tempo.
Lasciata la chiesetta
continuiamo a sud e ci imbattiamo in una colonna che si erge
solitaria sul mare.
Non sapendo che cosa sia
decidiamo di lasciare la macchina e proseguire a piedi lungo il
sentiero che porta al monumento.
Quando arriviamo
vediamo che c'è una inscrizione sul lato della colonna che ricorda
la morte di 200 Covenanti.
I Covenanti erano
dei Presbiteriani Scozzesi che nel 1693 firmarono un accordo col
governo inglese per fornire aiuto militare nella Guerra
di Civile Inglese.
Sconfitti in una battaglia
dall'esercito realista fedele al re Carlo II vennero catturati e
deportati in America.
Tuttavia il loro viaggio
durò molto poco a causa del naufragio della nave dovuto alle
condizioni atmosferiche avverse.
Nella foto in cui un
pannello racconta la storia della tragedia si legge che il capitano
dapprima ignorò i suggerimenti fornitigli dagli abitanti locali in
merito alla rotta da seguire.
Successivamente, quando il
destino della nave era ormai segnato, vietò la liberazione degli
ostaggi dalla stiva nella quale erano rinchiusi.
Quando la nave si spezzo e
molti dei Covenanti riuscirono a scappare dal relitto, credettero di
essersi salvi ma, giunti a terra, vennero respinti in mare
dall'equipaggio che nel frattempo era arrivato a riva.
Da questa scogliera si può
vedere il mare mosso sotto di noi e non è difficile immaginare la
tristezza che poteva incutere della scena del naufragio.
Tornati alla macchina
continuano a sud verso la punta meridionale dell'isola.
Scopriamo un museo a
cielo aperto che si chiama la Tomba
delle Aquile, una tomba a stanze risalente al periodo neolitico.
Vicino ad essa ci sono tracce pure di un vecchio insediamento della stessa epoca.
Il nome della tomba
è dovuto al fatto che durante gli scavi archeologici sono state
rinvenute diverse ossa appartenenti all'Aquila
di Mare.
Posizionata su una
scogliera a strapiombo sul mare è sicuramente una delle visite più
suggestive visto che bisogna passeggiare lungo la scogliera stessa
per arrivare a destinazione.
Una volti giunti
all'ingresso della tomba scopriamo una sorta di piccolo altare di
rimpetto all'ingresso.
Se non ricordo male serve
a depositare i corpi lasciando che gli animali ripuliscano le ossa
che in seguito verranno seppellite nella tomba stessa.
Guardando l'ingresso non
si può davvero definirlo cosi.
Una piccola apertura
permette l'accesso solo da sdraiati.
Per facilitare questa
operazione c'è un carrello molto grezzo, una tavola con 4 ruote, che
permette di appoggiarsi e spingersi dentro la tomba con le proprie
forze.
Una volta dentro non ci si
trova nel buio più completo grazie a due piccole cupole di plexiglas
installate sul tetto da cui filtra un po di luce.
Le stanze sono tutte vuote
tranne una con delle ossa finte allo scopo di ricostruire la
posizione in cui venivano sepolti i resti dei defunti.
È davvero suggestiva come
visita e, anche se davvero poco organizzata e con pochissimi
spiegazioni (forse anche per la stagione in cui siamo andati), vale
la pena.
Inoltre lo spettacolo
della scogliera a strapiombo fa davvero pensare a cosa possa aver
portato gli uomini a costruire proprio qui una tomba, ma forse è
proprio perché i morti non sono mai troppo lontani dai vivi che
anche loro meritano di godere di qualcosa di più che una semplice
fossa nel terreno.
Comunque sia il giorno
lascia presto spazio alla sera che sta sopraggiungendo e ,volenti o
nolenti, bisogna tornare verso Kirkwall.
Un salto in ostello per
recuperare le forze e poi cena al Kirkwall Hotel.
Tuttavia la vera sorpresa
della sera è il pub The Reel detto anche The Wrigley Sisters.
Il posto è per
l'appunto il pub delle Wrigley
Sisters, un coppia di sorelle musiciste scozzesi che suonano
musica Folk.
Il pub dal punto di vista
dell'estetica non è il classico pub in stile irlandese a cui siamo abituati, è un po' più formale.
Spesso (come questa sera) ci
sono delle sessioni di musica che superano di gran lunga ogni
sottofondo musicale di qualunque altro locale.
Ho l'occasione di
conoscere il duo e di farmi anche autografare un loro CD.
Tuttavia la musica ben
presto le porta ai loro strumenti e non ho nemmeno tempo di fare 4
chiacchiere ne una foto.
Anzi alla mia richiesta di
farne una alla fine di una delle sessioni vengo accolto da uno
sguardo allibito di una delle sorelle che mi risponde “Dobbiamo
suonare”.
Cosi mi faccio fare una
foto mentre suonano e pace.
Il mio unico suggerimento
per questo posto è di non bere troppo.
Il bagno si trova in cima
a 2 piani si scale.
La tromba delle scale è
suggestiva da un punto di vista poiché adornata con le foto delle
sorelle in concerto e dei ritagli di giornali provenienti da tutto il
mondo con le loro esibizioni.
Tuttavia questa
disposizione non è per niente pratica visto che le foto sono lungo
le scale stesse.
Inoltre mi chiedo quanta
gente muore ogni anno cadendo ubriaca dalle scale di ristorno dai
servizi
L'orologio ci ricorda che
sono ormai quasi 48 ore che siamo svegli (non considerando la
pennichella mattutina in ostello) e ben presto le due pinte e le
passeggiate di oggi chiedono il tributo finale facendoci prender la
strada per casa.
Giunti nella stanza mi
cambio in fretta e vado a letto contento ma distrutto.
Sono davvero troppo stanco
per apprezzare tutto quello che ho visto oggi e solo l'indomani
mattina,rivedendo le foto fatte il giorno prima, capirò finalmente
che questa è un altra Scozia; quella remota che non tutti conoscono
ne che non tutti comprendono ma non per questo meno bella.
Io la voglio capire fino
in fondo ce l'ho ma per ora devo solo riscoprire cosa vuol dire
dormire in un letto.