Il secondo giorno arriva
inesorabile e, nonostante pennichella e dormita, si sente ancora un
leggero strascico della notte insonne.
La tappa per oggi è la
costa Nord-Ovest, ovvero la parte diametralmente opposta a quella di
ieri.
Dopo una frugale colazione
partiamo all'avventura.
Prendiamo la A965 in
uscita da Kirkwall e successivamente prendiamo la A966.
Questa parte dell'isola è
principalmente dedita all'agricoltura e pertanto, a farci da sfondo,
ci sono solo terreni e muretti a secco.
Non abbiamo una meta ben
precisa ma seguiamo il mio atlante stradale della AA che ci indica le
cose da vedere sotto forma di piccole icone colorate.
Il primo di questi punti è
chiamato Brough
of Birsay.
Quando arriviamo a
destinazione e parcheggiamo la macchina ci troviamo a ridosso di una
piccola scogliera che scende lentamente verso una spiaggia fatta di
sassi.
La spiaggia risale in
prossimità' di un'isola di roccia sulla quale si distingue qualche
struttura non meglio identificata,
Su questa isola tidale si
trovano i resti di un insediamento dei Picti e successivamente della
dominazione dei Vichinghi.
L'isola è raggiungibile
con la bassa marea tramite due passerelle in cemento costruite
appositamente per l'accesso dei turisti.
Giusti dall'altro lato
spicca, su tutte le strutture, una casetta in pietra che è l'unica
costruzione integra dell'isola (Faro a parte).
Non è che la biglietteria
che tuttavia, in questo periodo, è chiusa.
Pertanto ingresso
gratuito.
Guardando verso la
terraferma e poi tutt'intorno non si può fare a meno di pensare a
come fosse suggestivo vivere su questa roccia circondata dal mare.
La passione e la dedizione
nel sopravvivere con le proprie limitate risorse ha sicuramente
segnato nel profondo chi ha vissuto qui.
Fra i resti dell'abitato
spicca sicuramente la chiesa ti tipo romano costruita al tempo della
dominazione vichinga.
Ci sono anche i resti di
un pozzo e un monolite decorato risalenti ai Picti.
In realtà il monolite è
una ricostruzione come si legge dalla targhetta li accanto.
La fauna è incredibile e
su tutto domina la presenza e il canto di uccelli marini di ogni
tipo.
Sferzate di vento
ghiacciano il viso come lame taglienti e non c'è nemmeno il mare
troppo agitato.
In pieno inverno e col
mare in burrasca deve essere davvero una impresa notevole riuscire a
sopravvivere qui.
Non solo fisicamente ma
anche mentalmente.
Il desiderio di andare
fino al faro ben presto svanisce anche grazie alla preoccupazione che
salga la marea.
Pertanto ritorniamo alla
macchina e continuiamo l'esplorazione nei dintorni scendendo verso
sud.
Questa parte delle Orcadi
è caratterizzata dalle alte scogliere ed è proprio su una di queste
che si può vedere il Kitchener Memorial.
Per quelli che non lo
sapessero Lord
Kitchener è stato un grande generale britannico che si distinse
nella guerra in Crimea. Energico e carismatico divenne comandante
dell'esercito del regno unito durante la prima guerra mondiale.
La sua effige venne usata
per i poster del reclutamento dell'esercito proprio in questo periodo
e ancora oggi viene usata a scopo ironico su alcune t-shirt.
Kitchener ebbe un ruolo
fondamentale nel decretare ritiro delle forze da Gallipoli evitando altri inutili spargimenti di sangue.
Purtroppo la sfortuna
volle che Lord Kitchener non vide la fine della guerra ma rimase
vittima dell'affondamento della HMS
Hampshire che lo stava trasportando in Russia per una missione
diplomatica.
Proprio qui, al largo
delle coste delle Orcadi, una mina posata dal sommergibile tedesco
U-75 fece affondare la nave.
Oggi, al piccolo
parcheggio che precede il sentiero che porta alla torre eretta per
ricordare questo evento, è possibile vedere uno dei cannoni della
HMS Hampshire che è stato recuperato dal relitto per ricordare la
tragedia.
La passeggiata che porta
al monumento merita di essere fatta in quanto, giunti vicino alla
torre, si può godere di una visuale magnifica sulla parte più
selvaggia della costa perennemente esposta alle onde che vi si
infrangono contro.
Da qui si ha proprio la
percezione di quanto le Orcadi siano realmente isolate dal resto
della Scozia.
Mare a perdita d'occhio e
nient'altro.
La torre di per se non ha nessuna particolarità e serve solo a ricordare la tragedia.
Non è nemmeno possibile salirci sopra anche se prima era evidentemente possibile come si vede da uno dei lati che presenta un ingresso murato.
La nostra visita continua
verso sud sulla B9056 per vedere una delle attrazioni più importanti
della zona: Skara
Brae.
Il villaggio neolitico qui
preservato è uno dei migliori mai scoperti al punto da essere
patrimonio dell'Unesco.
La storia di Skara Brae è
peculiare.
Infatti non si sapeva
della sua esistenza fino al 1850 quando, dopo una violenta tempesta
che colpì l'isola, parte della spiaggia venne rimossa portando alla
luce una sezione del villaggio che negli anni successivi venne
completamente scavato e trasformato in museo.
La visita vale sicuramente
la pena perché oltre a poter passeggiare fra i resti delle
abitazioni, il museo è ricco di reperti interessanti e soprattutto
si ha la possibilità di vedere una replica di una delle abitazioni
neolitiche ricostruita alla perfezione.
Questo, secondo me, è
sicuramente uno dei motivi principali per visitare il posto.
Non capita spesso di
vedere una ricostruzione di una casa neolitica ne tanto meno
visitarne una in cui tutto, ingresso compreso, è stato ricostruito
come all'epoca.
Per la fattispecie bisogna
quasi entrare in ginocchio per un lungo corridoio.
Gli ingressi infatti
cercano di essere molto piccoli per limitare la dispersione di calore
e l'ingresso di aria fredda.
Ci sono anche molte
sessioni interattive per i bambini che possono stimolare l'interesse
anche nei più piccoli, come avviene per la maggior parte dei musei
britannici.
Uscendo dalla abitazione
ricostruita si può visitare tutto l'insediamento a piedi sotto
l'occhio vigile dei curatori che evitano che si entri nelle
abitazioni e allo stesso tempo forniscono informazioni aggiuntive e
sono molto ben preparati.
É davvero un ottimo
spaccato di vita dell'uomo in epoche remote e sicuramente è
stimolante vedere come con semplicità e ingenuità l'uomo
risolvevana i problemi della quotidianità già millenni fa.
Uscendo dal retro del
museo si passa vicino alla Skaill House, una delle ville più belle
dell'isola che , ovviamente dato il periodo, è chiusa.
Tornati al parcheggio
facciamo una sosta mangiando pane e formaggio locale compranti in un
negozietto lungo la strada. Altro che ristorante! Il vero sapore
delle Orcadi sta nei prodotti tipici locali!
Qui vicino fra l'altro c'è
anche la Orkney Brewery, birreria fra le più famose in Scozia per la
loro ale.
L'etichetta delle loro
birre rappresenta quasi sempre il simbolo per eccellenza delle
Orcadi: Il cerchio di Pietre
di Stenness.
Queste pietre vengono
anche usate come icona del whisky prodotto sulle isole ed uno dei
migliori in Scozia: Highland
Park.
Decidiamo quindi di
visitare queste pietre erette.
Prendiamo
la B9055 e , poco prima di arrivare a destinazione, vediamo un
cerchio di pietre ben più largo sul lato destro della strada.
È il
Cerchio di
Brodgar.
Il
cerchio, terzo per grandezza e quasi coetaneo di Stonehenge, è
munito di un parcheggio e lo si può raggiungere tramite un sentiero
sterrato.
Alcuni
punti sono un po fangosi ma un giro tutto intorno a cerchio è
sicuramente d'obbligo.
Pensare
a questo posto senza nessun segno di civiltà attorno e magari in una
notte stellata, doveva avere un grande ascendente sulle persone che
qui veneravano le loro divinità 4 millenni fa.
Ancora
oggi, anche se poche pietre sono ancora in piedi, se ne percepisce
l'imponenza.
Con i
sui 100 metri di diametro era sicuramente un opera moto complessa
anche dal punto di vista edilizio per l'epoca.
Proprio
per questo motivo quando completiamo il giro e ci spostiamo a vedere
le pietre di Stenness, il feeling di meraviglia che si ha è molto
attutito.
Le
pietre che dovrebbero essere quelle più famose sembrano 4 sassi
confrontati al Cerchio di Bodgar appena visto.
Inoltre
il fatto che siano molto vicine alle strada non danno lo stesso senso
di venerazione e raccoglimento del precedente monumento.
Tuttavia
una foto va fatta e sopratutto il mini altare di pietra posto al
centro del cerchio, ricorda una immagine di sacrifici e rituali
esoterici che forse rende di più l'idea di mistero.
Il
simbolo delle Orcadi tuttavia ha la sua importanza e altre strutture
qui vicino sono chiaro segno di quanto fosse importante questa zona
per gli uomini dell'antichità.
Una foto per immortalare io e il mio compare nella nostra visita al cerchio e poi via verso Kirkwall
La giornata sta volgendo alla fine e ben presto il sole scenderà
oltre le colline.
Con
gli occhi e il cuore carichi di emozioni e ricordi è ora di puntare
verso Kirkwall, verso l'ennesima pinta al The Reel, per sentire un po
di musica e lasciare che i neonati ricordi si possano imprimere a
fuoco nella mente e nell'anima.